Sincerità cristiana.

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carloceruti
view post Posted on 21/8/2010, 09:11




Sincerità cristiana

Alcuni esempi di sincerità cristiana:




Un vescovo missionario, accompagnò mia moglie e me a visitare una parrocchia, che fu opulenta, come dimostravano la bella chiesa e le splendide dimore patrizie, ma con l'esaurirsi delle miniere divenne poverissima, i ricchi e i benestanti la abbandonarono e nessun prete discendente dei colonizzatori accettava di andarvi in cura d'anime. Vi andò un giovane missionario. Egli temeva che la freddezza dei parrocchiani dipendesse dalla sua incapacità nel comunicare.
Per una questione di confini rovistò nell'archivio della canonica e scoprì un atto notarile con il quale ai tempi d’oro il parroco, molti anni dopo l'abolizione della schiavitù negli USA, aveva dato a una pia cattolica una bella somma e una schiava nera anzianotta, cuoca provetta, ricevendo in cambio una schiava nera, cuoca provetta molto più giovane. Fu un trauma. Poi mise in cornice un ingrandimento fotografico dell'atto e lo fissò sulla porta della canonica accanto alla facciata della chiesa con la scritta:

LA CHIESA NON NASCONDE LE COLPE, MA LE RISCATTA


e là esso era ancora dopo molti anni con l'approvazione del vescovo. La sincerità cristiana conquistò i parrocchiani.

Se il vescovo di Roma fosse più cristiano che cattolico,
vedremmo degli interessanti cartelli in piazza S. Pietro.


In terra di missione un candidato sindaco uccise 11 vacche
e offrì un banchetto agli elettori. Tutti mangiarono a sazietà e portarono a casa un borsino con gli avanzi. L’avversario offrì un banchetto con 13 vacche. Allora il primo offrì un altro banchetto con 15 e divenne sindaco. Il parroco missionario, organizzava spesso votazioni per i ragazzi dell'oratorio e per i fedeli per allenarli alla democrazia, ma, obbedendo al vescovo, si astenne da qualunque ingerenza nelle elezioni, però, quando scoprì che il vincitore rubava, gli chiese di dimettersi e al suo rifiuto disse a messa proprio la domenica del mio arrivo nel vescovado: <<oggi alle quattro faremo una solenne processione attraverso il paese per chiedere a Dio un sindaco onesto>>. Il vescovo approvava il parroco, ma temeva violenze e continuava a telefonare a una signora abitante in quel lontano paese. Finalmente alle ore tre la notizia: <<il sindaco si è dimesso>>.

Il missionario coraggioso, che aveva fatto dimettere il sindaco disonesto, aveva ricevuto la parrocchia di oltre 20.000 abitanti, per lo più animisti, che mai aveva avuto un parroco fisso ed era stato efficacissimo. Per anni non era nemmeno rientrato in patria per non perdere tempo e denaro. Al primo rientro, seguendo l’abitudine acquisita, durante le prediche, commentava anche le notizie dei media e gli avvenimenti recenti secondo l’insegnamento cristiano. Il suo vescovo in Italia subito lo chiamò e gli disse che ammirava la schiettezza praticata in missione, ma la CEI non la permetteva. (senatores boni viri, senatus mala bestia. I romani dicevano che i senatori presi uno per uno individualmente erano ottime persone ma insieme nel senato formavano una cattiva bestia.) Siccome il missionario voleva ubbidire a Cristo prima che alla CEI, concordarono che avrebbe detto la messa in una chiesetta a un orario impossibile. Parlava ai banchi vuoti mentre nella sua missione gli altoparlanti ripetevano la funzione ai fedeli, che riempivano la piazza della chiesa. Anticipò il ritorno in missione.

Le scuole professionali.
All’avvicinarsi delle elezioni statali, i politici proponevano al vescovo: <<se ci appoggiate, daremo le frequenze per la radio diocesana e nazionalizzeremo le vostre scuole (a)>>, ma quello rispondeva invariabilmente: <<ditelo agli elettori, non a me. Sono loro che devono decidere. La Chiesa non fa politica>>, ma i politici non volevano sbilanciarsi pubblicamente a favore della Chiesa e così la diocesi rimase fieramente povera.
(a) La diocesi, grande quasi come la Lombardia, era tecnicamente ed economicamente depressa e il vescovo chiese più volte invano al governo centrale di fondare scuole per geometri, ragionieri e periti. Alla fine le fondò lui dietro l'impegno scritto statale di nazionalizzarle appena possibile. Erano scuole laiche di alto livello, femminili e maschili, finanziate dalle rette degli studenti danarosi, dalle offerte dei privati e dalla diocesi, che garantiva il rispetto degli impegni. Accanto agli insegnanti locali lavoravano dei neopensionati volontari europei e nordamericani validissimi, attirati dal vescovo. Purtroppo i diplomati erano subito assunti nelle altre diocesi più ricche. (sic vos non vobis). Un poetastro si era attribuito dei versi di Virgilio e questi scrisse: (sic vos non vobis, così voi non per voi fate il miele o api, così voi non per voi arate o buoi …).

La stanza da letto del vescovo e i limiti della sincerità cristiana.
Mia moglie ed io eravamo ospiti del vescovo e scoprimmo che dormivamo nella sua camera. Le pareti erano macchiate dall'acqua della pioggia. L'archivista ci confidò che gli unici locali veramente asciutti erano quelli dell'archivio diocesano al pian terreno. La camera dove pioveva meno era quella che il vescovo ci aveva lasciato. Egli rimandava di anno in anno il rifacimento del tetto perché c'erano sempre spese più urgenti come il deficit delle scuole.

Quando il vescovo era un giovane prete
e insegnava matematica e fisica in seminario, passando io per la sua città, andai a trovarlo perché all’università avevamo preparato insieme alcuni esami. Faceva lezione ed io sedetti nell'ampio atrio. Un prete e un laico incrociarono i loro cammini.
Prete: Domattina alle 6 c’è da servire messa.
Laico: Chi dice messa?
Era il mio amico.
Laico: Allora è senza offerta. Questa settimana ho già servito 3 messe senza offerta. Adesso basta.


Vangelo
<<ai servi si dice quello che conviene, agli amici si dice tutto. Sì, sì, no, no tutto il resto viene dal maligno. >> (Non condividere un'informazione importante con un amico, è contrario al comandamento <<ama il prossimo tuo come te stesso>>.)
Matteo 10, 26-27 <<26…. non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. 27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti.>>
È anticristiano eleggere il vicario di Cristo nel segreto del conclave.

Antico Testamento
Sotto l’influenza dell’ellenismo, l’A. T. precorse Cristo:
Siracide 4,27-28 Conserva la tua indipendenza di fronte agli stupidi, non lasciarti influenzare da chi ha il potere. Lotta per la verità fino alla morte, Dio, il tuo Signore, lotterà con te.

Benedetto XVI scelse come motto episcopale <<servitore della verità>> ed esalta la verità.
Caritas in veritate: <<senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente>>.
Caritas in veritate: <<un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali. In questo modo non ci sarebbe più un vero e proprio posto per Dio nel mondo.>>.
Caritas in veritate - La giustizia è la prima via della carità o, com'ebbe a dire Paolo VI, « la misura minima » di essa [2], parte integrante di quell'amore « coi fatti e nella verità»

Mi sembra che la misura minima della carità, cioè la giustizia, la indichi Gesù: <<è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei celi.>>. Molti ascoltatori si spaventarono, benché fossero dei poveretti, perché egli con “ricco” non intendeva solo i ricchissimi, ma anche quelli che erano fuori dall’indigenza. Se per ricco intendiamo il benestante che utilizza per sé più del reddito medio o più risorse di quelle che il pianeta può sopportare la frase del cammello è la traduzione in campo economico del comandamento <<ama il prossimo tuo come te stesso>> perché se il benestante utilizza per sé più del reddito medio, un altro resterà con meno e se utilizza più risorse di quelle che la terra può sopportare, un altro, prima o poi, resterà senza.

Da ENPAM (un giornale dei medici). N° 4 – 2009 di Mario Falconi.
Troppi sono ancora coloro per i quali la "verità" (qui si tratta di diagnosi – parentesi aggiunta) quando é scomoda o portatrice di possibili turbative psicologiche, deve essere sottaciuta o edulcorata.
Noi sosteniamo che essa vada sempre detta per quello che è, magari con il dovuto garbo, perché nessuno ha il diritto, omettendo verità importanti, di impedire a chicchessia di poter decidere liberamente e programmare il proprio futuro in conseguenza di eventi spiacevoli e/o inattesi.
Mia aggiunta: alle volte accettare la realtà è più difficile per i curanti che per il malato.

Edited by carloceruti - 18/9/2011, 16:47
 
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