I nuovi equilibri mondiali, Kupchan "Nessuno vuol fare i conti con i nuovi equilibri

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carloceruti
view post Posted on 28/4/2011, 08:35




I nuovi equilibri mondiali



La Stampa, 26/4/2011

INTERVISTA

Kupchan "Nessuno vuol fare i conti con i nuovi equilibri"



Il politologo: Obama parla d'altro, come i repubblicani

CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Il sorpasso della Cina è solo una questione di tempo ma il problema è nessun
leader politico vuole affrontare la discussione su come sarà il mondo
multipolare delle nuove generazioni». Charlie Kupchan, politologo del Council on
Foreign Relations di Washington, lavora a un libro che uscirà nel 2012 sul
rapporto fra l'Occidente e l'ascesa del «Resto del mondo», e vede nello studio
del Fmi la prova che «il dibattito sul sorpasso è molto indietro rispetto ai
fatti sul terreno».

Ritiene credibile che il sorpasso della Cina avvenga già nel 2016, fra appena
quattro anni?
«La misurazione della ricchezza di Usa e Cina può essere fatta sulla base di più
parametri. Il Fmi adopera la parità del potere d'acquisto, altri preferiscono il
Pil, altri ancora una combinazione di differenti statistiche. Di conseguenza c'è
chi prevede che il sorpasso avverrà nel 2030, nel 2025, nel 2020 oppure, come
adesso suggerisce il Fmi, addirittura nel 2016. A mio avviso ciò che conta
davvero non è tanto la data ma che nessuno mette più in dubbio il fatto che il
sorpasso avverrà».

Gli Stati Uniti sono dunque destinati a perdere lo scettro della ricchezza del
pianeta?
«L'unica variabile che potrebbe far cambiare tale scenario è di tipo politico,
se cioè in Cina dovessero avvenire sconvolgimenti tali da influire in maniera
decisiva sulla sua stabilità e dunque sul ritmo di crescita».

Dopo quasi un secolo di indiscusso primato l'America come si pone di fronte allo
scenario del sorpasso cinese?
«Negli ultimi venti anni in America la discussione sui rapporti con la crescita
delle altre economie è stata schizofrenica. Da un lato tutti i presidenti, Bill
Clinton, George W. Bush e Barack Obama, hanno continuato ad adoperare
espressioni come "l'America unica nazione indipensabile", "la leadership
americana nel mondo" o "bisogna riguardagnare la leadership" ma dall'altro vi è
stato un progressivo interesse, e anche favore, per l'emergere di nuove potenze
desiderose e capaci di condividere con gli Stati Uniti le responsabilità,
economiche, politiche e strategiche, della leadership internazionale».

Che cosa c'è dietro tale schizofrenia americana?
«Se guardiamo più recenti sondaggi d'opinione ci accorgiamo che la maggioranza
degli americani sono a favore dell'affermazione di nuove potenze perché
consentono di immaginare che l'America possa destinare a se stessa maggiori
risorse. Su questo approccio pesa la stanchezza per le guerre interminabili in
Iraq e Afghanistan come anche la preoccupazione dei senza lavoro. A credere, e
volere, ancora la leadership nel mondo sono invece le élite degli Stati Uniti».

Il presidente Barack Obama è più vicino all'umore delle élite o della gente
comune?
«Obama è proiettato verso le elezioni presidenziali del 2012 e non ha alcun
interesse a porre gli americani davanti allo scenario di un mondo multipolare
nel quale Washington perderà la leadership della richezza. Se lo facesse
rischierebbe di essere accusato dagli avversari repubblicani di teorizzare
nientemeno che il declino della potenza degli Stati Uniti in piena campagna
elettorale».

Obama a parte, come giudica l'approccio dell'Occidente all'ascesa del Resto del
mondo?
«Il vero problema che ci troviamo ad affrontare è che nessun leader, né
dell'Occidente né delle economie emergenti nel Resto del mondo, sembra avere la
più pallida idea dei nuovi equilibri a cui andiamo incontro. Non solo Obama o i
leader europei ma neanche i governanti di nazioni come Cina, India, Brasile,
Russia o Indonesia sembrano intenzionati ad approfondire tale discussione».

 
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