Per la Ue coordinarsi è d'obbligo., da ilsole24ore.com di Pietro Reichlin

« Older   Newer »
  Share  
carloceruti
view post Posted on 20/5/2011, 09:03




Per la Ue coordinarsi è d'obbligo.



da ilsole24ore.com di Pietro Reichlin



Dalla crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona, con la nuova fase acuta della Grecia, possiamo ricavare almeno due utili insegnamenti per il futuro: l'integrazione finanziaria non è sufficiente per la stabilità, e un maggiore coordinamento delle politiche fiscali dei Paesi europei non è più rinviabile.
La ragione per cui le nazioni tendono ad accumulare un eccesso di debito pubblico è che gli elettori sono più interessati al proprio benessere che a quello dei propri figli e delle generazioni successive. Creare debito equivale a rimandare la tassazione. Se gli interessi sul debito sono bassi e la crescita del reddito è elevata, questa politica può avere senso, perché il peso della tassazione sui contribuenti delle prossime generazioni sarà limitato. Nel caso contrario, il costo di ristrutturare i conti pubblici è elevato e non può essere rimandato a lungo. Qualche volta accade che una fase di tassi d'interesse bassi lasci il posto a un improvviso, e inatteso, rialzo, determinato dalla congiuntura economica o da mancanza di fiducia. I tassi bassi possono quindi illudere i Governi. Li inducono a rimandare (ragionevolmente) la tassazione e ad aumentare il debito. Ma l'improvviso aumento dei tassi alimenta la sfiducia degli operatori, provocando ulteriori aumenti dei tassi d'interesse e la necessità di un aggiustamento costoso.
Non tutte le nazioni hanno lo stesso livello di miopia. Ad esempio, Germania, Francia e Regno Unito hanno mantenuto un relativo equilibrio dei bilanci nel corso del dopoguerra, mentre le politiche dei Governi italiani hanno da tempo prodotto un debito pubblico eccessivo. Eppure, i mercati finanziari non ci hanno penalizzato per questo. Se è vero che il debito limita la crescita e il benessere dei nostri figli, esso ha prodotto alcuni importanti vantaggi per gli altri Paesi dell'Eurozona. Infatti, con l'eliminazione del rischio di cambio determinata dalla creazione dell'euro, il nostro debito pubblico (insieme a quello di altri Paesi dell'Eurozona) ha trovato ampio spazio nei portafogli delle banche europee, ben felici di utilizzarlo come riserva di liquidità e come collaterale per le transazioni finanziarie. Gli intermediari finanziari, specialmente in tempi di crisi, hanno una grande fame di titoli a basso rischio, e il debito dei Paesi super-sicuri, come la Germania, non è sufficiente a saziarli.
Le banche europee detengono mediamente il 30% del debito pubblico europeo e, nella maggior parte dei casi, il debito di ogni Stato dell'Eurozona è nell'attivo delle banche straniere piuttosto che in quello delle banche nazionali. Ad esempio, secondo gli stress test, più del 70% del debito pubblico detenuto dalle banche belghe, britanniche, danesi e olandesi è emesso da altri Stati. Data la sua consistenza elevata, il debito pubblico italiano è il principale strumento di diversificazione e liquidità delle banche europee.
Questi dati sono soggetti a due diverse interpretazioni. Da una parte dimostrano che il processo d'integrazione finanziaria in Europa è andato molto avanti. Ciò è positivo e ha determinato una notevole riduzione del costo del debito nei Paesi in cui questo è elevato (come l'Italia). D'altra parte, se è vero che i titoli pubblici europei sono così importanti come strumento di liquidità e come garanzia sui crediti delle banche, una crisi di fiducia può avere effetti devastanti. Inoltre, la tendenza di Governi e Bce a soccorrere i Paesi insolventi alimenta la sovraesposizione delle banche nei confronti dei titoli pubblici. Ciò significa che le politiche dei nostri Governi non hanno conseguenze solo sul benessere degli italiani, ma possono influire pesantemente sulla stabilità di tutto il sistema bancario europeo. È interessante osservare che non tutti i Paesi del mondo hanno banche sovra-esposte nei confronti dei titoli pubblici.
Ad esempio, il debito Usa rappresenta appena l'1,3% dell'attivo delle banche americane. All'estremo opposto, le banche giapponesi detengono circa il 50% del debito pubblico nazionale. Questo è uno dei motivi che consentono a questo Paese di avere un grande debito pubblico e tassi d'interesse molto bassi. Ma il Giappone è una nazione, mentre la Ue è un insieme di Stati con politiche fiscali indipendenti. Ciò dimostra la necessità di accelerare sulla strada del coordinamento fiscale nell'Eurozona. A causa dell'enormità del nostro debito, l'Italia è il Paese che può trarre i maggiori vantaggi da questa scelta.
"cristina.ronzitti@..." <cristina.ronzitti@...>
crazychem
 
Top
0 replies since 20/5/2011, 09:03   6 views
  Share