Se l'Europa si disarma, la Repubblica, 20 giugno 2011

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carloceruti
view post Posted on 20/6/2011, 16:14




Se l'Europa si disarma



la Repubblica, 20 giugno 2011



BERNARD GUETTA



http://www.liberation.fr/monde/01012343321...couvre-en-libye



È STATO un americano a dirlo. Robert Gates ha parlato chiaro: se la maggioranza dei Paesi europei quasi non partecipa alle operazioni di appoggio aereo all'insurrezione libica è semplicemente perché i bilanci militari non lo consentono.
Il capo del Pentagono ha detto una verità, ma non tutta la verità. Molti Paesi della Ue hanno ridotto al minimo le loro forze armate facendo assegnamento, fin dall'inizio della guerra fredda, sull'ombrello americano; e dopo la dissoluzione dell'Urss hanno ridimensionato ulteriormente il loro sforzo in campo militare.
Quanto alle maggiori potenze europee, anche Parigi e Londra dispongono di capacità di proiezione estremamente ridotte. Potrebbero farsi carico dell'operazione libica se non fossero già impegnate su altri fronti, segnatamente in Afghanistan; ma soprattutto, sono fin d'ora a corto di uomini e materiali, e lo saranno sempre più in ragione delle loro difficoltà di bilancio.
Benissimo, diranno quelli tra gli europei che non vedono quale interesse possano avere per il loro Paese le sorti di Kabul, Misurata o Abidjan. Ma al di là del dibattito sulla fondatezza degli interventi in questione, resta il fatto che nessuna potenza può fare a meno di mezzi militari senza condannarsi a non avere un'esistenza politica.
Per farsi ascoltare, per contare sulla scena internazionale è necessario avere la possibilità di agire o di reagire. E questo è vero in particolare per l'Europa in quest'inizio del XXI secolo, per due ragioni.
In primo luogo, anche chi vedeva nella dipendenza dell'Europa dagli Stati Uniti la miglior garanzia di coesione occidentale è stato costretto a rivedere la propria posizione, da quando gli americani hanno assistito al conflitto della Georgia con la Russia senza alzare neppure un mignolo. Nell'agosto 2008, persino i più atlantisti tra gli europei hanno scoperto all'improvviso che per Washington la stabilizzazione delle relazioni con Mosca contava più dei rapporti con uno dei suoi più fedeli alleati europei: gli interessi americani potevano dunque prevalere su una solidarietà che si credeva incrollabile. La stessa Polonia ha fatto propri a l'idea di una politica estera e di una difesa comune europee - e il successivo crack di Wall Street ha rivelato quanto questa svolta fosse opportuna.
Già ben decisa a non lasciare che un conflitto europeo di second'ordine pesasse sui suoi interessi intemazionali, l'America si è vista costretta a iniettare denaro pubblico nel salvataggio dell'economia. E lo ha fatto in misura tale che lo stesso Pentagono dovrà fare la sua parte nello sforzo di risanamento dei conti federali. Gli Stati Uniti non sono più disposti a finanziarie la difesa europea, e non si vede per quale motivo debbano tornare ad esserlo. Il messaggio di Robert Gates non avrebbe potuto essere più esplicito, e ne vediamo fin d'ora il riflesso nella posizione degli USA, chiaramente decisi a lasciar combattere gli europei in prima linea in Libia.
Costretti a farsi carico del grosso di quest'operazione, oggi gli Stati europei devono prendere atto della necessità di incrementare le proprie spese militari; tanto più che dovranno far fronte al lungo periodo di instabilità aperto dalla Primavera araba, da Rabat a Sanaa. Nessuno sa dove condurrà la follia sanguinaria del regime siriano, che sta sicuramente provocando reazioni a catena in tutta la regione; ed è altrettanto certo che quando avverrà, la caduta del colonnello Gheddafi avrà effetti sconvolgenti sull'intero paesaggio nord africano.
Tutto questo avviene a poche miglia da noi, e l'Europa non può stare a guardare con indifferenza, né sperare di rimanere indenne. E questa la seconda ragione per cui gli Stati europei non possono più eludere una riflessione sul finanziamento dei rispettivi sistemi di difesa. D'altra parte, in un momento in cui le restrizioni di bilancio sono arrivate all'osso nella maggior parte dei Paesi dell'Unione e stanno diventando intollerabili in Grecia, col rischio di suscitare ovunque tensioni politiche, sarebbe semplicemente inconcepibile sottrarre fondi alle città, alla scuola, alla sanità, per darli alle forze armate.
Gli europei possono incrementare il loro sforzo militare solo condividendo i mezzi di cui dispongono e sviluppando piani comuni. E quello che Parigi e Londra hanno iniziato a fare. Malgrado il suo atlantismo, la stessa Gran Bretagna ha compreso questa necessità, che peraltro non riguarda solo la difesa. In tutti i campi, l'Europa deve ravvicinare le sue politiche e condividere le risorse: è questo l'insegnamento che dobbiamo trarre dalla constatazione di Robert Gates.
 
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