Agire locale pensando globale., Carlo Ceruti

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carloceruti
view post Posted on 6/10/2012, 17:08




Agire locale pensando globale.



Carlo Ceruti



Nel numero di Aprile de <<il Talamonese>> nell’articolo: <<niente sarà più come prima …>> si legge che la crisi economica ha provocato difficoltà materiali e psicologiche. Le seconde: … si avverte la fatica a tradurre questo momento in una rivisitazione dello stile di vita di ciascuno. ... rimane forte il pensiero che esprimere la propria inadeguatezza sia da falliti …Credo che sia giunto il momento di provare a rivendicare il diritto di essere inadeguati e di potersi sentire inadeguati …
Gioverebbe più Cultura. Nello stesso numero de <<il Talamonese>>, scrive il sindaco: “La Cultura è l’unica cosa che dura nel tempo, […] non è un costo, ma un investimento”. La Casa della Cultura offre delle conferenze molto interessanti sul romanticismo. È cultura di evasione, assolutamente preferibile a molti programmi della TV. Se la Casa della Cultura offrisse anche delle conferenze sulla situazione globale, ecologica, economica, politica e militare e relativi doveri morali, vivremmo diversamente le difficoltà psicologiche causate dalla crisi, che ci ha colti impreparati. Prima di vagheggiare il ritorno alla lira dobbiamo studiare bene la situazione, perché il mondo è cambiato.

Quando le informazioni mancano o sono contraddittorie o incomplete, le cose appaiono più penose della realtà. Anche l’ex sindaco Domenico Luzzi, sulla pubblicazione Gong, auspicava più dialogo e più approfondimento a Talamona. Sarebbe utile aprire un dominio in internet <<il Talamonese>> precisando che non ha legami con il periodico del comune, ma che saremo felici di cederglielo se lo vorrà amministrare direttamente. Mi sembra che un sito proprio, apartitico, aperto a tutti, diviso in sezioni per i vari argomenti, favorisca un dialogo più approfondito che Face Book, una più scrupolosa ricerca dell’esattezza e un migliore raggruppamento degli argomenti. Se il forum incontrerà l’interesse del pubblico, potrà essere adattato alle esigenze che sorgeranno.

Chi, per la crisi, riduce il proprio stile di vita, deve rammaricarsi di essere diventato un poco più onesto (da un punto di vista economico ed ecologico, non strettamente legale) per necessità e non di sua iniziativa. Probabilmente sentiva qualche impulso virtuoso, ma per pigrizia e timore delle consuetudini talamonesi non agiva. Tutti indistintamente dobbiamo ridurre energicamente i bisogni voluttuari, e, se possibile, collaborare alla rete sociale, che sta promuovendo l’assessore Marco Duca.

Noi importiamo le materie prime ed esportiamo i prodotti della nostra industria. Nel dopoguerra avevamo il vantaggio di una maggiore conoscenza tecnica, ma adesso molti nuovi popoli ci hanno raggiunto e anche superato, ci fanno concorrenza nell’acquisto delle materie prime e nella vendita dei prodotti finiti. Avremmo dovuto adeguarci ai tempi, studiare di più, migliorare l’organizzazione e il rendimento del lavoro, aumentare le ore lavorate, diminuire pensioni, paghe e salari e invece abbiamo fatto dei debiti con i finanzieri internazionali o scaricato oneri sulle generazioni future. Adesso, abbiamo i debiti da pagare oltre che inseguire le nuove situazioni globali, economiche, politiche e demografiche, perché i nostri concorrenti non si fermano. In un suo articolo Romano Prodi prevede che le future generazioni occidentali avranno una vita ben più misera della nostra.

Gli africani ci odiano perché una volta abbiamo deportato gli schiavi, sfruttato le colonie e adesso gli inquiniamo l’atmosfera. Se noi producessimo la nostra energia elettrica con le centrali nucleari, in caso di un disastro, il danno sarebbe nostro. Se produciamo energia elettrica con i combustibili fossili, l’inquinamento relativo si distribuisce su tutto il pianeta e lo danneggia. Sfruttiamo ancora le risorse africane con dei governi compiacenti. Gli africani si stanno liberando da questa dipendenza e progettano vendetta negandoci le loro risorse, preferendo cinesi e indiani.

Le cannoniere occidentali obbligarono per 200 anni i cinesi a liberalizzare le importazioni, soprattutto quelle dell’oppio. Secondo chi capisce e legge il cinese, i governanti cinesi compattano il popolo con il desiderio di vendetta sull’occidente, come faceva Hitler con i tedeschi, aizzando l’odio per gli ebrei. Saremo presto obbligati a liberalizzare il commercio delle droghe cinesi?

Se una grande ditta affida parte della sua produzione a piccoli subappaltatori nazionali per approfittare del minore costo della loro mano d’opera, gridiamo allo scandalo. Abbiamo taciuto invece quando i subappaltatori erano del sud est asiatico, fintanto che non hanno provocato disoccupazione. Adesso i sindacalisti occidentali insistono perché le multinazionali impongano ai fornitori del terzo mondo di non utilizzare la manodopera minorile. Questo servirebbe anche per combattere la loro concorrenza. È meglio un minore che lavora e mangia, di uno che soffre la fame. Inoltre i minori hanno dei genitori, che li manderebbero a scuola invece che al lavoro se ricevessero delle paghe maggiori. Potremmo proporre alle multinazionali: <<i nostri cassaintegrati vi fanno gratuitamente il lavoro dei minorenni, se voi pagate quei giovani perché studino>>.

Gli italiani del dopoguerra erano laboriosi e parsimoniosi per necessità. Con il benessere hanno giustamente migliorato il welfare, ma hanno anche diminuito gli orari di lavoro senza pensare alla situazione globale, al resto dell’umanità e all’ecologia. Non abbiamo dato alle nuove generazioni dei principi morali virtuosi.

Noi occidentali dobbiamo adeguare il livello di vita a quello delle nuove economie concorrenti. Molti si ribellano dicendo: <<prima i politici devono rinunciare ai loro privilegi>>. Cioè usano la disonestà dei politici per mettersi a posto la coscienza. Se ci guardiamo, gli uni gli altri, prima di iniziare, andiamo tutti in rovina. Il pontificio Consiglio per la giustizia e per la pace scrive: <<la solidarietà tra le generazioni richiede che nella pianificazione globale si agisca secondo il principio dell'universale destinazione dei beni>>. Mi sembra che ciascuno dovrebbe personalmente avvicinarsi a un consumo sostenibile e al livello di vita medio mondiale, senza aspettare gli altri.

Nel 2011 i federalisti italiani erano circa 3100 e quelli tedeschi 17.000. I teschi non sono il doppio degli italiani, ma i loro federalisti sono 5 volte gli italiani. Anche nelle scuole medie superiori gli studenti tedeschi hanno dei circoli sia federalisti che ecologisti. Nel 2011 io ero l’unico federalista europeo tesserato nella provincia di Sondrio e la direzione nazionale mi invitò a arruolare dei giovani. Nella sezione federalista di Pavia, gli iscritti erano 231 e molti altri in alcune sezioni della provincia.

Ho visitato i diari di giovanissimi in Face Book e spesso lo stesso giovane, una volta inneggia all’ubriacatura e all’edonismo, una volta esalta la pace universale e il bene comune globale. Purtroppo solo per il consumismo i giovani trovano molte sollecitazioni interessate e studiate a arte per alettare. Come sostenere e incoraggiare le aspirazioni positive dei giovani? È difficile testimoniare da soli le federazioni europea e mondiale, il risparmio energetico e l’ecologia. Tutto diventa più facile se alcuni riescono a costituire un gruppo. Se uno si impegna fortemente per un ideale, non ha più il desiderio di sostanze psicoattive. È difficile, da solo, preferire la bici al motorino. È più facile se esiste un gruppo.


Il nostro tenore di vita è anticristiano. Il pontificio Consiglio per la giustizia e per la pace scrive: <<la solidarietà tra le generazioni richiede che nella pianificazione globale si agisca secondo il principio dell'universale destinazione dei beni>>, della quale, noi italiani, ci siamo sempre infischiati. I cattolici tedeschi osservano questa raccomandazione più dei cattolici italiani. Inoltre il filosofo tedesco Ludwig Landsberg affermava che <<la verità è se opera>>, cioè se affermiamo una verità e contemporaneamente non cerchiamo di attuarla, la rinneghiamo nell'istante stesso che la affermiamo. Purtroppo il pontificio Consiglio per la giustizia e la pace scrivendo <<nella pianificazione globale>> esonera i cattolici dall'impegnarsi direttamente.

Quando possiamo supporre di essere a posto in coscienza? Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni. Se uno rispetta le leggi dello stato e paga le tasse, è giusto per il codice, ma potrebbe non esserlo per il Vangelo.





 
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